Parliamo della dieta Adamski: è un regime alimentare creato dal naturopata e osteopata Frank La Porte Adamski.
La dieta Adamski si basa sulla combinazione dei cibi utili a favorire il dimagrimento e a limitare la comparsa di disturbi come il gonfiore addominale, la stitichezza e l’insonnia.
Disturbi che secondo Adamski derivano da associazioni di alimenti sbagliate.
Questa dieta non demonizza nessun alimento ma cerca il giusto equilibrio che possa giovare al corpo.
Vogue per capirne di più ha interpellato la dottoressa Silvana Cristino, biologa nutrizionista: “La dieta Adamski si limita a consigliare una corretta separazione tra cibi veloci (che impiegano 30 minuti per percorrere il tratto digestivo), cibi lenti (che vengono digeriti in 4 o 5 ore) e cibi neutri (che accelerano la velocità degli alimenti cui vengono associati). Il principio fondante del metodo Adamski si basa, quindi, sulla velocità di caduta dei cibi ingeriti nel tubo digerente al fine di impostare la propria alimentazione secondo una razionale divisione tra cibi a caduta veloce (cioè i cibi acidi) e cibi a caduta lenta (definiti cibi non acidi): tutto per non sovraccaricare e intasare l’intestino”, ha spiegato l’esperta.
“È importante evitare che si abbinino: se gli alimenti lenti e veloci vengono mescolati, i tempi di digestione aumentano, l’apparato digerente non riesce a eliminare del tutto i residui, e le tossine in accumulo vanno a danneggiare gli altri organi – ha proseguito la dottoressa – Abbinando gli alimenti in modo giusto all’interno di un pasto si dovrebbero evitare tutte le associazioni responsabili della fermentazione dei cibi all’interno del tubo digerente che, spesso, causa emicrania, cattiva circolazione, obesità, insonnia e tanto altro”.
“La dieta Adamski è rivolta a tutti perché lo scopo ultimo è quello di imparare a mangiare per avere un intestino pulito, libero e quindi “felice”. Il buonumore viene dalla pancia e non solo per i motivi sopra citati, ma anche perché l’intestino è il nostro secondo cervello (ospita, infatti, una rete di neuroni che si aggira tra i 100 e 200 milioni e grazie alla flora batterica espleta il 70% delle funzioni del sistema immunitario”, ha sottolineato inoltre la Cristino. “Il problema non è preferire o escludere determinati alimenti ma riconoscere gli alimenti lenti, veloci e neutri e impostare la propria alimentazione in base al metodo Adamski, perché mescolare i cibi veloci (che sono per lo più acidi) con quelli lenti porta la digestione a durare dalle 18 alle 24 ore e attiva una lunga fermentazione che dà luogo a incrostazioni all’interno dell’intestino”, ha dichiarato l’esperta.
I cibi veloci si digeriscono in un intervallo di tempo che va dai 30 minuti alle 2 ore e comprendono tutta la frutta (anche quella candita, passita ed essiccata), i succhi di frutta, yogurt, miele, pomodori, peperoni, peperoncini, zucca, curry, paprika, limone, banana, tè verde, marmellate (tranne quella di castagne), bevande gassate come aranciate, Coca Cola e chinotto.
I cibi neutri accelerano il transito sia degli alimenti veloci che di quelli lenti e sono: olio, aceto, cipolle, scalogni, erbe, spezie, zucchero, caffè, tè, cioccolato fondente, vino rosso, latte vaccino, melanzane, aglio, capperi, birra, prezzemolo, basilico, pepe, senape, malto di riso.
I cibi lenti si digeriscono in un intervallo di tempo che dalle 4 alle 5 ore e comprendono: tutta la verdura (compreso l’avocado), le proteine animali (come carne, pesce, formaggio, uova), proteine vegetali (come lenticchie, ceci e fagioli), soia, tofu, seitan, castagne, cereali (quindi anche pasta, pane, riso, pizza, latte di cereali), patate, mais, noci, nocciole, mandorle, pistacchi e olive.
La dottoressa ha inoltre affermato che non ci sono pericoli a seguire la dieta Adamski, l’unico vero rischio è quello di non comprendere il metodo e metterlo in pratica senza la guida di un nutrizionista che “personalizzi la dieta secondo il metabolismo e le condizioni fisiologiche e patologiche del paziente”. Per seguire questo regime alimentare: “Non c’è un limite di tempo, ma si tratta di acquisire uno stile di vita alimentare che porti ad avere un intestino “felice”. Il fine ultimo è, quindi, quello di imparare a mangiare per imparare a vivere”.